Il 23 febbraio alle ore 18.00, presso la Sala conferenze di Palazzo Santa Margherita (piano terra), la Galleria Civica di Modena organizza la serata di presentazione dei progetti finalisti della terza edizione di LIVEstudio, programma annuale di residenza per la promozione delle nuove ricerche dell’arte contemporanea, organizzato da Metronom con il patrocinio del Comune di Modena e la collaborazione di Fondazione Francesco Fabbri, Fotopub Festival di Novo Mesto (Slovenia) e Galleria Civica di Modena.
Una commissione ha selezionato una rosa di progetti finalisti, in cui figurano quelli proposti da Claudio Beorchia, Paolo Brambilla, Alessia Bressan e Laura Tavilla (che presentano un progetto unico a quattro mani) Luca Massaro e Claudia Petraroli. Quest’ultima è risultata vincitrice della residenza LIVEstudio insieme a Camille Lévêque, già assegnataria del Metronom LIVEstudio Award. Le due artiste svilupperanno un progetto espositivo inedito negli spazi di Metronom, dal titolo LIVEstudio_display, in programma dal 28 febbraio al 4 marzo.
Le opere
La pregunta de sus ojos è il progetto di Claudia Petraroli, nato da una fascinazione per le immagini acheropite, raffigurazioni sacre e miracolose apparse in seguito ad un intervento divino e venerate come reliquie. L’artista interpreta concettualmente queste immagini come anticipazioni di quelle prodotte dagli apparecchi tecnologici scegliendo di prelevare una campionatura di materiale tratta dalle sagome riflesse nelle pupille della Nostra Signora di Guadalupe. Attraverso software di elaborazione 3D, l’artista intende realizzare un’installazione dalla doppia valenza di ‘impressione tangibile’ materializzata nello spazio e scultura tecnologica, mediazione dell’ipotesi del sacro.
Claudia Petraroli (Teramo, 1987) inizia i suoi studi in storia dell’arte a Roma. Lavora come fotografa indipendente e nel 2014 si iscrive al biennio di fotografia dell’Accademia di Brera a Milano, che segna l’inizio della sua ricerca artistica. Ha esposto in mostre collettive in Italia e all’estero.
Dads è il progetto di Camille Lévêque, dedicato al tema della mancanza della figura paterna in ambito familiare, e la ricostruzione di un ricordo immaginario attraverso l’utilizzo del video e di una collezione di fotografia vernacolare di proprietà dell’artista. Il tema, molto personale, è trattato attingendo a concetti riguardanti, tra gli altri, il complesso di Edipo, la costruzione di un modello di ruolo, la dittatura e il matriarcato.
Camille Lévêque (Parigi, 1985) è laureata in Storia dell’Arte e Letteratura all’università di Parigi. Dal 2007 al 2008 vive in Armenia, dove riceve la commissione dall’Ambasciata Francese e da UNHCR di creare un reportage sulla condizione dei rifugiati dopo la guerra del Nagorno Karabakh. Tornata a Parigi dal 2010 inizia una collaborazione come Editorial Assistant con Magnum Photos. Nel 2011 si trasferisce negli Stati Uniti, dove vive attualmente. È una delle fondatrici del collettivo Live Wild Collective.
Alla mano è un progetto di Claudio Beorchia che nasce durante la residenza dell’artista in Upstate New York, in cui la riflessione sugli spazi aperti e su come prendere familiarità con una nuova esperienza e un nuovo ambiente si è resa necessaria. Tramite lo studio di unità di misura campione, l’obiettivo è quello di promuovere un’attenzione verso un meta-oggetto poco indagato come il metrino fotografico, e soprattutto di auspicare una riflessione sul ruolo delle immagini fotografiche nei processi di costruzione della conoscenza.
Claudio Beorchia (Vercelli, 1979) si laurea in Design e in Arti Visive presso l’Università Iuav di Venezia e l’Accademia di Brera di Milano. Consegue il dottorato di ricerca in Scienze del Design, presso la Scuola di Dottorato dell’Università Iuav di Venezia. Attivo dal 2009, ha esposto in numerose occasioni in Italia e all’estero (Argentina, Armenia, Cina, Francia, Marocco, Russia, Uruguay). Ha svolto residenze in Italia, Cina, Danimarca e Germania. Il suo lavoro è stato recentemente inserito nella collettiva ‘Society on the move’ presso la Fondazione Bevilacqua la Masa a Venezia.
Paolo Brambilla ha ideato un oggetto d’arredamento come sistema di flusso. Una riflessione complessa e articolata su come i complementi d’arredo possano venire considerati come un insieme di rapporti sullo stato delle cose, e come ogni altra tecnica conoscitiva abbia lo scopo di assicurarsi una serena consapevolezza derivante da una chiarezza metodologica e sistemica. Un oggetto non coincide né col prodotto né con le sue parti: un oggetto-struttura, un meccanismo a reazione multipla, un oggetto tangibile, coerente al sistema sociale che lo produce e sostiene, determinato dalle funzioni che deve sostenere.
Paolo Brambilla (Lecco, 1990) vive e lavora a Milano. Nel 2016 consegue il diploma Accademico di II Livello in Pittura presso l’Accademia di Belle Arti di Brera (Milano), perfezionando gli studi in Scenografia compiuti nello stesso istituto. Oltre alla partecipazione a numerosi workshop e seminari, nel 2015 è selezionato tra i finalisti del Premio Fabbri per le Arti contemporanee e partecipa all’Academy Award presso ViaFarini, mentre nel 2016 è finalista al Premio Lissone, promosso dal Museo MAC (Museo arte Contemporanea, Lissone).
Esoscheletri è un’opera a quattro mani di Alessia Bressan e Laura Tavilla, che nasce dall’incontro dei progetti “Spoglie” di Alessia Bressan, che osserva, raccoglie e analizza i frammenti disseminati al nostro passaggio per ricostruire il soggetto attraverso la sua assenza, e “Cadute” di Laura Tavilla che recupera, registra e conserva i frammenti di pelle che perde ogni giorno, per cartografare le tracce di come e cosa siamo stati; creando una mappa, una memoria visiva che resista ed esista per il futuro. Esoscheletri è un gioco di sguardi, una messa in scena nella quale il “regista” decide di analizzare il soggetto nella sua ritualità, nei suoi piccoli gesti, nei suoi resti. È così che chi guarda si riconosce nella vita e nell’assenza di chi è guardato: il soggetto si rivela uno specchio inconsapevole che ci permette di entrare in contatto prima con lui e poi con il suo osservatore primario, per accorgersi di fronte a entrambi che, forse, parlano anche di noi.
Alessia Bressan (Genova, 1993) e Laura Tavilla (La Spezia, 1993) frequentano entrambe il Triennio dell’Accademia di Belle Arti di Carrara, dove partecipano a laboratori multidisciplinari condotti – tra gli altri – dai docenti Marco Signorini, Paolo Grassino, Robert Pettena. La decisione di collaborare in questo progetto corale è nata da una simile attitudine all’approccio progettuale, oltre che alla volontà di sperimentare una tecnica e una possibilità inedita di dialogo con lo spazio della galleria.
Vietnik è un lavoro di Luca Massaro in 9 capitoli (2013 – 2016) che nasconde dietro l’apparente semplicità dello studio della parola “persona” e le sue traduzioni, la complessa storia di uno pseudonimo, “Vietnik”, al confine di realtà biografica e finzione schizofrenica. Al pubblico/lettore il compito di decidere quanta fiducia riporre nel medium fotografico e nel narratore inaffidabile, in una meta-narrazione biografica, una storia nella storia dai contorni tanto misteriosi quanto archetipici.
Luca Massaro (Reggio Emilia, 1991) vive e lavora a Milano. Curatore e artista interdisciplinare, è il fondatore di LDS Gallery e Editions, piattaforme sperimentali nate con l’obiettivo di esporre e pubblicare fotografia contemporanea all’intersezione di stampa e virtuale, in spazi pubblici e privati. Il suo primo progetto Foto – Grafia è pubblicato da Danilo Montanari ed esposto in numerose galleria italiane. Un’anteprima del nuovo lavoro Vietnik è stata selezionata tra i finalisti del Portfolio Review Düsseldorf, presentato a Viasaterna all’interno di una ricognizione sulla nuova Editoria Fotografica Italiana, ed esposto a Palazzo Casotti a Fotografia Europea Festival Reggio Emilia, nell’edizione 2016.
Info: Galleria Civica