Domenica 25 marzo (ore 21), presso Cajka Teatro di Avanguardia Popolare di Modena (via della Meccanica 19), Francesco Chiantese presenta in prima nazionale il terzo capitolo della sua Trilogia dell’assenza, Andrej – l’assenza di sé. Dopo Requiem popolare e Cretti, o delle fragilità, Andrej è un «atto d’amore» nei confronti di Andrej Rublëv, pittore russo e santo vissuto a cavallo tra il XIV e il XV secolo, e di Andrej Tarkovskij, il cineasta che gli dedicò un film nel 1966.
ANDREJ – l’assenza di sé
prima nazionale
uno spettacolo di e con
Francesco Chiantese
consulenza alla regia Matteo Pecorini
assistente alla regia Sara Bensi
colonna sonora da Tenebrae dei Blutwurst (ed. Tempo Reale, 2016)
foto di scena Francesco Spagnuolo – da “Primo studio su Andrej” durante la residenza a Firenze, San Salvi.
produzione Accademia Minima del Teatro Urgente / Teatro dei Sintomi
residenze artistiche Chille de la balanza, Firenze | Cajka Teatro di avanguardia popolare, Modena
Teatrino di Palazzo Chigi, San Quirico d’Orcia (SI) |Riserva Naturale di Pietraporciana, Sarteano (SI)
Maestro d’icone, Andrej avanza arretrando, osa temendo, risponde con delle domande. Tutto in questo lavoro cerca di stare nello spazio e nell’attimo che precede l’atto; quasi tutto è incompiuto, come il sentire del creatore finché non osserva la sua creatura ormai nata da un angolo stanco della sua sala di lavoro. Se Requiem popolare è stato l’esito di un lungo studio sull’assenza vista dal punto di chi non è più in vita, e Cretti, o delle fragilità ha avuto come ossessione la rappresentazione dei segni che l’assenza lascia su chi “resta”, in Andrej – l’assenza di sé Chiantese sperimenta la raffigurazione del «divenire assenza».
Quanto l’artista dev’essere in grado di annientarsi, affinché venga mostrato qualcosa che non riusciamo a vedere? Che relazione c’è tra la blasfemia e la ricerca del sacro? Che relazione c’è tra la rottura degli schemi e le certezze date dai maestri? Come Antonin Artaud, che nel suo Teatro della Crudeltà invocava una forma di trascendenza, di “presenza”, del «corpo senza organi» dell’attore, in opposizione alla “rappresentazione” – che coincide con la simulazione dell’attore nei confronti del personaggio –, il pittore Andrej Rublëv viene proclamato santo nella religione ortodossa per la sua capacità di creare delle icone che sono in se stesse delle divinità. Forte di questa duplice ispirazione, che unisce da un lato il pittore santo Andrej Rublëv raccontato da Tarkovskij e dall’altro le teorie di Antonin Artaud, Chiantese utilizza la parola ed il gesto dell’attore come «astanti» di una visione intima e interiore.
«In residenza presso un ex manicomio, un ex capannone industriale, un teatrino all’italiana, i boschi e le grotte di una riserva naturale – dichiara l’attore e regista – Andrej è una creatura che nasce buia e silenziosa, uno spettacolo che accade per negazione, per contraddizione, per complicazione, per dilatazione, per rinuncia, per assenza. In Andrej quello che c’è, quello che accade, quello che è mostrato cerca di essere tramite per quello che non c’è, che non accade, che non si può mostrare senza, nel contempo, tradirlo». Andrej – l’assenza di sé inaugura la sezione di anteprima della rassegna ‘Iconoclastie’ a cura di Riccardo Palmieri, dove sono presentati i lavori degli artisti e delle compagnie che hanno lavorato in residenza artistica presso Cajka Teatro d’Avanguardia Popolare.
Francesco Chiantese è regista, attore, drammaturgo e pedagogo teatrale. Approda al teatro da adolescente, lo vedeva come strumento di azione della controcultura napoletana e lo prese in prestito.
Nel suo percorso ha avuto modo di incontrare tra gli altri Claudio Ascoli, Laura Curino, Eugenio Barba, Marcel Marceau, Roberta Carreri, Judith Malina, Hanon Reznicov, Franco di Francescantonio, Simona Cieri, Mariaclaudia Massari, Tage Larsen, Yoshi Oida, Torgeir Wethal, Julia Varley, Wes Howord, Moni Ovadia, Mimmo Cuticchio, Mamadou Dioume, Michele Monetta, Eimuntas Nekrosius, Nicolai Karpov, Germana Giannini, Peppe Barra, Armando Punzo. Virgilio Sieni, Mario Barzaghi. È autore di numerosi testi teatrali e del saggio In Limine, Appunti per un Teatro dei sintomi (ed. Lampidistampa). È direttore artistico della compagnia Teatro dei Sintomi e di Accademia Minima, una bottega artigiana teatrale da lui fondata a Poggibonsi (SI); un luogo dove poter incontrare il teatro dal punto di vista dell’attore, guidati da professionisti, alla scoperta del proprio teatro. Attualmente collabora inoltre con Chille de la Balanza (Firenze); Movimento pansessuale – progetto PanTheatre; Compagnia Francesca Selva (Siena) – progetto l’Ora del Tè; ARCI Siena – progetto di baratto culturale coi Migranti; Cajka Teatro di avanguardia popolare (Modena) come consulente alla drammaturgia; Cooperativa Sociale Pleiades – Progetti per l’infanzia, l’adolescenza e le famiglie www.pleiadesociale.it.; ed ha collaborato con Teatro dei venti (Modena) come consulente alla drammaturgia), Teatro delle apparizioni (Roma), Teatro delle balate (Palermo), Università degli studi di Siena, Centro di cultura italiana in Cluj-Napoca.
Info posta@teatrodeisintomi.it
prenotazioni cajkateatro@gmail.com
ingresso: 10 euro
foto di Francesco Spagnulo