In fondo non va tutto così male: l’associazionismo culturale a Modena oggi. Prove di sopravvivenza.

In fondo non va tutto così male. Abbiamo cominciato con l’anno nuovo questa rubrica di commento, questo sguardo sulla cultura cittadina, partendo da due istituzioni modenesi, il Teatro Comunale Pavarotti ed Emilia Romagna Teatro e dai loro davvero ottimi direttori. E’ vero che le persone fanno la differenza e il neo pensionato Valenti, Aldo Sisillo e Claudio Longhi lo dimostrano. Torneremo sicuramente a parlare di loro e dei loro istituti.

Vorrei proseguire ora, e tenermi su questa strada positiva, perché per fortuna a Modena c’è ancora tanto di cui “parlare bene”. Ovviamente le due fondazioni teatrali modenesi sono la punta dell’iceberg, ma tutto attorno c’è una grande vivacità che miracolosamente sopravvive alla scure della crisi economica. Parlo (ma non solo), del mondo dell’associazionismo culturale.

Alla fine degli anni ’70, io ero ancora studentessa di liceo, ma già attiva nel mondo culturale, nelle fila del Teatro Imprevisto di Modena, fui impegnata nella realizzazione di un censimento commissionato dall’allora assessore alla cultura Alessandro Magni. Lo scopo del censimento era di capire quante fossero le associazioni culturali modenesi realmente attive e di cosa si occupavano. All’epoca in cui computer e telefonini erano fantascienza ci venne fornita dall’assessorato una lunga lista, di nomi di associazioni, l’indirizzo e, se andava bene, c’era il numero di telefono del referente. Fu un lavoro immane. Già all’epoca le associazioni culturali erano circa un centinaio e contattarle tutte fu davvero arduo. Ma ogni volta che entravo in una sede o che parlavo al telefono con uno dei responsabili, venivo ripagata dall’entusiasmo di questi mondi, a volte nemmeno immaginati. Un panorama attivo, vivace e stimolante. Fu un lavoro faticoso ma importante per quella che fu la mia carriera di giornalista culturale negli anni successivi.

Perché lo sappiamo tutti che la cultura a Modena è un bene prezioso che ancora si coltiva con cura anche se sempre con maggiore fatica. E di questo, e non è per piaggeria, vanno ringraziate le politiche delle varie amministrazioni comunali che si sono succedute nel tempo e, diciamolo, le politiche culturali e le risorse della Fondazione Cassa di Risparmio di Modena che negli ultimi decenni è stata la vera mecenate della cultura cittadina.

Fare i nomi di queste realtà grandi e piccole che hanno dato e danno spessore alla cultura modenese porterà via quasi tutto lo spazio a disposizione e risulterà anche noioso, mi dispiace. Ma sono realtà che tengono duro e lavorano bene e contribuiscono alla qualità della vita della nostra città.

Partendo dal teatro ecco Drama Teatro, il Teatro dei Venti, Amigdala, Caijka Teatro, Peso Specifico ma anche l’Associazione Teatro Michelangelo con la sua seguitissima programmazione dedicata alla commedia e alla comicità.

In campo musicale (una riflessione a parte meriterà l’ottimo Centro Musica che rientra tra le  realtà istituzionali con la Tenda mirabile luogo di aggregazione giovanile, così anche come le attività del Vecchi Tonelli e della più recente Modena Città del Belcanto), dicevo in campo musicale si presentano da sole le tre attivissime associazioni musicali, storiche e irrinunciabili: la GMI, gli Amici della Musica e l’Associazione Musicale Estense / Festival Grandezze e Meraviglie. E dicevamo poco fa che le persone fanno la differenza, e anche qui la fanno, con Mauro Bompani, Claudio Rastelli ed Enrico Bellei.  A cui si affiancano altre instancabili associazioni come gli Amici del jazz/Smallett Jazz Club con l’attivissio Giulio Vannini e l’Associazione Muse – JazzOff produzioni che tengono vivo il jazz a Modena, e poi le corali modenesi e i circoli come il Vibra e l’ Off.

Cambiamo scenario e con un rullo di tamburi facciamo entrare in scena l’Associazione Circuito Cinema (incarnata dal critico cinematografico per eccellenza Alberto Morsiani) che porta a Modena il cinema di qualità e qui (affiancata ora dall’ultima (sigh!) sala rimasta nel centro storico ovvero il Cinema Astra, che passa buoni film e ospita interessanti rassegne). Trent’anni fa, Modena era ai primi posti delle classifiche nazionali per il consumo di cinema: c’era un elevato rapporto tra numero di abitanti e numero di sale cinematografiche. Poi hanno chiuso l’Olympia e il Capitol, il Metropol, il Principe, l’Embassy e lo Scala, ha aperto il Raffaello. E alla fine è arrivata anche a Modena la multisala, il Victoria. Nonostante la virata commerciale, nella nostra città il buon cinema arriva sempre. Io che spesso sono a Milano, città che per quanto riguarda la Settima arte ha un’offerta interessante e variegata, vedo che grazie al cartellone del 7B + la sua rassegna del Cinema invisibile (martedì e mercoledì) e l’ottima programmazione della Sala Truffaut, più le proposte dell’Astra, il pubblico dei cinefili modenesi non si perde nessun bel film. C’è solo da stare molto attenti alla programmazione per evitare di perdersi alcuni titoli che purtroppo restano in cartellone solo una sera. Spero che il nostro MeseModena.it possa essere utile per avere una informazione il più possibile costante e aggiornata.

Manca ancora all’appello il settore delle arti visive. E qui il mio sentire si fa doloroso perché è proprio l’ambito delle arti visive, il mio cavallo di battaglia fin dai tempi in cui ne scrivevo per l’Unità dalla fine degli anni ’80 al 1999, quello che secondo me negli ultimi decenni ha subito il colpo maggiore.  Intanto c’è da constatare che la vita delle piccole realtà che si dedicavano all’arte a Modena ha subito un tracollo e molte associazioni/gallerie storiche purtroppo hanno chiuso i battenti.  E mi si consenta di allargare lo sguardo velocemente alle realtà istituzionali.  Mi capita spesso di guardare con rimpianto al passato della Galleria Civica, alle conduzioni Gualdoni, Guadagnini, Vettese, alle belle e importanti mostre della FCRMO al Foro Boario (vogliamo parlare dell’epoca d’oro della collaborazione della Fondazione con la Guggenheim di Venezia che ha portato a Modena opere incredibili da Dubuffet a Pollock, da Picasso a Rotchko solo per fare qualche nome, e anche in tempi un po’ più recenti, al Sant’Agostino, il genio visivo di Ansel Adams?!). Ho la sensazione che tanto di quanto era stato costruito (ed era davvero molto) si sia perso e che l’istituzione di Fondazione Modena Arti Visive non sia stata la risposta giusta a questa crisi. Del resto come città, in questo ambito, abbiamo perso tante opportunità, basti pensare al mancato intervento di Jean-Michel Basquiat sul passaggio pedonale sopraelevato al Direzionale 70 o la mancata prima opera di Frank Gehry in Italia che doveva trovare posto proprio a Modena in largo Sant’Agostino. E vogliamo parlare, in tempi più recenti, della fine che ha fatto il Cavallo di Paladino che impreziosiva l’area della Manifattura? Ma mi ero ripromessa di tenermi su un registro positivo, per cui, la finisco qui, torneremo sul tema delle arti visive in un’altra occasione, sperando in tempi migliori.

P.s. Chiedo scusa in anticipo alle associazioni che per mia dimenticanza non hanno trovato posto in questo lungo excursus

Per chi fosse interessato alla storia della cultura a Modena consiglio la lettura:

http://www.campodellacultura.it/conoscere/campo-della-cultura/sezione-prima/