Teatro Comunale: nuovo appuntamento di Modena Danza il 26 febbraio con la prima del “Don Chisciotte” del Balletto Yacobson di San Pietroburgo

In Teatro

Prosegue  la rassegna Modena Danza 2019 improntata come di consueto sulla varietà e sulla novità di proposte, generi e stili, che provengono da un ampio panorama internazionale.

Per gli amanti del balletto classico, il cartellone propone un grande titolo del repertorio russo come Don Chisciotte (26 febbraio) danzato dal Balletto Yacobson di San Pietroburgo, città di provenienza della coreografia originale che Petipa firmò nel 1859.

PRIMA ITALIANA

Il Balletto è candidato a sette “Golden Mask” – il più prestigio premio teatrale russo

Balletto in un prologo e tre atti

Musica Ludwig Minkus
Libretto e coreografia Johan Kobborg da Marius Petipa
Scene e costumi Jérôme Kaplan
Luci Vincent Millet

Durata dello spettacolo: 2 ore e 30 minuti, compresi due intervalli

Uno dei principali titoli del repertorio russo, basato sul famoso romanzo di Miguel de Cervantes, Don Chisciotte fu creato da Marius Petipa per il Bolshoi di Mosca nel 1869 sulle note memorabili del compositore austriaco Ludwig Minkus. Dal primo debutto si sono succedute molte versioni, rimanendo nel tempo un vero gioiello della coreografia classica.

La versione presentata dal Balletto Yacobson di San Pietroburgo è firmata da Johan Kobborg, uscito dalla celebre tradizione accademica danese ed ex primo ballerino del Royal Ballet di Londra. Nel rispetto dell’arte accademica del balletto, che Kobborg ha vissuto da vero virtuoso, il coreografo non stravolge il capolavoro di Petipa ma guarda al classico da un nuovo punto di vista. “Il balletto classico potrebbe essere considerato un’arte all’antica, in realtà è un’arte eterna – afferma il coreografo. Lo studio delle sue forme e dei suoi principi richiede una conoscenza profonda, e sono poche le compagnie al mondo in grado di preservare quest’arte con eccellenza.” Restando fedele al lavoro coreografico di Petipa, Johan Kobborg ha arricchito la composizione classica con sfumature nuove, mostrando il suo originale approccio al balletto. Le scene e i costumi portano la firma di Jérôme Kaplan, designer francese di origine russa. Per le sue creazioni si è ispirato ai disegni di Gustave Doré, illustratore del romanzo di Cervantes. La scena è improntata sulla vivacità dei colori dall’atmosfera iberica. “Le incisioni conferiscono alla scena un tocco spagnolo, così come il design dei costumi: con linee nere per risaltare le forme del corpo”. Grazie al contributo artistico di Vincent Millet, che aveva già collaborato con Kaplan al Bolshoi e in altri prestigiosi teatri, il balletto è immerso in un sorprendente gioco di luci e ombre studiato per rendere la scena più espressiva e tridimensionale.

Il Balletto Yacobson di San Pietroburgo è stato fondato nel 1969 da uno dei più famosi coreografi del ventesimo secolo, Leonid Yacobson. Durante i sette anni di direzione artistica, Yacobson ha creato numerosi nuovi titoli e ballerini come Natalja Makarova, Alla Osipenko, Majja Pliseckaja e Mikhail Baryshnikov hanno danzato le sue coreografie.

Nel 1976 la sua eredità è stata raccolta da Askold Makarov che ha invitato coreografi russi e stranieri a lavorare con la compagnia, fra i quali Georgij Aleksidze, Leonid Lebedev, Ditmar Zeiffert e Ann Hutchinson. A oggi la compagnia continua a mantenere viva la tradizione del suo repertorio esibendosi in Sud Africa, Spagna, Israele, Grecia, Giappone, Germania, Olanda, Italia e Stati Uniti. È stata insignita in Russia con il premio teatrale di San Pietroburgo e il Premio teatrale di Mosca.

 

Il programma prosegue:

Venerdì 22 marzo sarà la volta di un altro notissimo titolo di repertorio, Giselle, questa volta presentato però in una versione completamente rivisitata in chiave moderna da Dada Masilo, danzatrice e coreografa sudafricana fra le più interessanti nell’ambito della danza contemporanea. Lo spettacolo è nato su commissione di alcuni fra i più importanti teatri nel mondo della danza, quali il Joyce Theater di New Work, la Biennale de la danse de Lyon e il Sadler’s Wells di Londra. Il balletto, che andrà in scena al Teatro Storchi, viene presentato a Modena dal Teatro Comunale in collaborazione con Emilia Romagna Teatro Fondazione (con una seconda replica il 23 alle ore 20). Si ricorda anche che da Giselle deriva il soggetto de Le Villi, l’opera-ballo di Giacomo Puccini che il Teatro Comunale ha programmato nella propria stagione lirica il 23 e 25 novembre 2018.

Di origine israeliana è anche Sharon Eyal, una delle più sorprendenti e inventive coreografe del giorno d’oggi che insieme a Gai Behar e alla loro L-E-V Company presenteranno martedì 26 marzo Love Chapter 2, un brano nato in coproduzione con istituzioni quali il Sadler’s Wells di Londra e Julidans di Amsterdam.

Il 12 aprile si vedrà l’Ensemble Batsheva, compagnia israeliana fra le più note del panorama contemporaneo, impegnata in Sadeh21. Il titolo, in prima italiana, è una coreografia del 2011 che ha entusiasmato il pubblico di tutto il mondo per l’uso emozionante e le prodezze fisiche del linguaggio del movimento Gaga, la rivoluzionaria filosofia ideata dal coreografo Ohad Naharin.

Il Teatro Comunale ospiterà Svetlana Zakharova, una delle più grandi ballerine al mondo, insieme ai Solisti del Bolshoi di Mosca. A Modena i danzatori prepareranno la produzione di un nuovo spettacolo con coreografie di Yuri Possokhov e Mauro Bigonzetti, un evento di assoluto prestigio internazionale che debutterà in prima assoluta il 5 maggio 2019.

Il Béjart Ballet Lausanne, una delle più prestigiose compagnie nel contesto della danza classico contemporanea, poterà a Modena due diversi titoli in un’unica serata (23 maggio): Syncope, di Gil Roman, il coreografo che Maurice Béjart scelse come suo successore alla direzione della compagnia, e Brel et Barbara, un brano che Béjart dedicò alla canzone francese attraverso l’affettuoso ritratto di due dei suoi protagonisti.

Nell’ambito del teatro danza, il 9 maggio si vedrà uno spettacolo creato da Mario Martone nel 1982 dal titolo Tango Glaciale riproposto oggi in una nuova riedizione per il progetto di ricostruzione delle coreografie italiane più importanti degli Anni Ottanta/Novanta (RIC.CI) ideato e diretto da Marinella Guatterini. Il brano è infatti espressione della fortunata stagione di Falso Movimento, il collettivo di artisti napoletani che in quegli anni cambiò il corso della sperimentazione teatrale italiana.

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