Sublime “prova d’attrice” per Olivia Corsini la protagonista di “A Bergman affair” che oggi alle 17 replica per Vie Festival al Teatro delle Passioni. Ci racconta di sè e dello spettacolo in questa bella intervista

In Teatro

Tra le prime nazionali della prossima edizione di Vie Scena internazionale Festival, la bella rassegna di Emilia Romagna Teatro che si tiene a Modena, Carpi, Vignola, Castelfranco, Bologna e Cesena, troviamo la compagnia The Wild Donkeys  fondata da Serge Nicolaï e Olivia Corsini, interpreti di lungo corso del Théâtre du Soleil  alle prese qui con un omaggio al grande regista svedese Ingmar Bergman con A Bergman Affair, spettacolo tratto liberamente dal suo romanzo Conversazioni Private. Si tratta di un testo in cui convergono tutte le tematiche del grande cineasta svedese: il rapporto con il sacro, l’infelicità dei rapporti coniugali dietro l’apparenza, l’esplorazione dell’animo umano, il confronto continuo con i propri genitori (i due protagonisti sono direttamente ispirati ai genitori di Bergman) e la necessità di fare i conti col proprio passato.

Anna, eroina bergmaniana per eccellenza, è prigioniera della sua vita: tre figli e un marito che non ama più. Quarantenne, dialoga con il suo pastore, con suo marito, con il suo amante. Malgrado la violenza psicologica di cui è vittima, assediata dalla pressione sociale, familiare, religiosa, Anna lotta per essere vicino alla sua verità, al suo desiderio e al suo corpo.
In scena, il romanzo si rivela in un’opera plurale, sia per le personalità degli interpreti che per i linguaggi teatrali applicati: su ispirazione dei principi all’opera nel Bunraku, teatro di figura giapponese, i corpi dei cinque attori sono a tratti interamente diretti, come marionette, da un burattinaio.  Un’anima, un doppio, una coscienza, una guida. Il personaggio è due.

Veste i panni di Anna, e lo fa in modo davvero sublime, Olivia Corsini, modenese, da molti anni in Francia, impegnata come attrice anche cinematografica (Olmo e il gabbiano) che negli ultimi anni  abbiamo rivisto con piacere anche sui palchi modenesi in Uomini in scadenza, Oriele e la fabbrica del tabacco e ora, con questo nuovo spettacolo, A Bergman Affair il 2 e 3 marzo al Teatro delle Passioni.

Olivia, come mai questi temi, femminilità, maternità, coppia, rapporto uomo e donna, ritornano così frequentemente nel suo lavoro?

Il teatro é sempre stato per me il luogo in cui mettendo sulla scena  provo a capire le difficoltà del vivere. E’ un luogo in cui le dinamiche sociali, affettive, di potere  sono sezionate per provare a svelarne i meccansmi. E’  quindi una riflessione vicina a quello che vivo, a cui tento di dare una forma sul  palco. La femminilità, la maternità, il rapporto uoma/donna nella vita a due sono temi che mi stanno a cuore perché li vivo. Non credo che si parli di ciò che si sa ma piuttosto di ciò che non si sa , di ciò che mette in crisi e provoca turbamento. E’ per questo che il teatro é cosi importante per chi lo fa e per chi lo vede. E’ un luogo di domande, non di risposte e quindi di riflessione intellettuale e emotiva. Credo inoltre che non ci sia modo più diretto per parlare al più gran numero che parlare del piccolo, dell’intimo e personale. In fondo I notri turbamenti si somigliano molto nella loro unicità.

Cosa vi ha spinto a scegliere questo testo di Bergman?

Lessi il libro di Bergman « Conversazioni Private » molti anni fa.  Anche in questo testo il tema principale, quello più profondo é il tema della « verità ». Tema ossessivo per il grande cineasta. La ricerca della verità come una ricerca faticosa per aderire al proprio sentire, per tradurre, decifrare i messaggi piu intimi. In quanto donna, mi é evidente la ragione per cui i personaggi bergmaniani messi in crisi da questo soggetto sono principalmente  donne. La donna deve lottare con più audacia per seguire  una urlante verità perché l’educazione, la società, la religione provano costantemente a indurla « in errore », ad allontanarla da quello che sente perché é meglio che segua quello che é « il bene  per tutti » piuttosto che il  meglio per lei. E questo é ancora oggi un grandissimo tabù.

Che chiave di lettura ne avete dato e quali linguaggi avete utilizzato?

L’idea estremamente originale di Serge Nicolai, che firma la regia dello spettacolo, é stata di tradurre fisicamente questa lotta. Che cosa significa essere manipolati da altro che se stessi ? Con l’inserimento di un personaggio che richiama la figura del marionettista del bunraku giapponese, questa dolmanda prende corpo concretamente sulla scena. Gli attori sono a turno manipolati da una figura che mette in risalto le costrizioni e i conflitti interioni/ il personaggio é doppio.

Vi siete confrontati con la riduzione cinematografica  che ne ha dato qualche anno fa  proprio Liv Ullman, la grande attrice bergmaniana? 

Liv Ulman ha un attaccamento molto forte per questo testo, ne ha fatto un film e uno spettacolo restando religiosamente vicina la testo originale e alla sua ambientazione. Credo che nonostante la fedeltà di fondo la nostra versione sia molto diversa ma anche perché siamo uomini e donne di un’altra generazione teatrale, attraversati da un’altro momento storico . Probabilmente le differenze sono sopratutto formali perché in realtà Bergman ha gia detto tutto con i suoi testi.

E restando in ambiti famigliari, parliamo di Serge, suo compagno di vita e di scena, oltre che al Teatre du Soleil ora anche con Wild Donkeys. Come mai avete deciso di mettere su una vostra compagnia?

Sia io che Serge non abbiamo nella vita fatto quasi niente che non fosse legato al teatro. E un po’ banale da dire ma é la realta , il teatro é la nostra vita, concretamente ogni giorno. Credo non sarebbe stato possibile per nessuno dei due dividere la sfera affettiva da quella professionale. Questo melange alimenta le due cose : ci si innamora anche perché ci si guarda lavorare e si decide di lavorare insieme perché riconosciamo nell’altro un’attitudine alla vita.

Dopo molti anni al Theatre Du Soleil anche se in momenti diversi abbiamo sentito la necessita di avanzare con al nostra famiglia artistica ed abbiamo radunanto attorno a noi amici con cui in fondo non avevamo mai smesso di crescere artisticamente.  Posso ricordare tra gli altri Gaia Saitta (regista, attrice e amica di una vita, ultimamente protagonista nello straordinario monologo « Mi sa che fuori é primavera » di  C. De Gregorio e regia di Barberio Corsetti); Gerard Hardy, attore storico e co-fondatore del theatre Du Soleil; Stephen Szekely uno dei primi partner di scena di Serge Nicolai agli inizi delle loro carriere; Giuliana Rienzi per la tecnica con cui condividiamo l’avventura di Democrcy in America di Romeo Castellucci… ed Emanuele Pontecorvo , Valentina Bertolino Andrea Romano. Loro sono i nostri complici necessari e fondamentali.

Avete altri progetti in cantiere?

In questo momento i Wild Donkeys stanno lavorando al progetto « Les Vitamines Du Bonheur» tratto da 6 racconti d R. Carver per la regia di Olivia Corsini e al progetto «  Les Belles Endormie » de Y.Kawabata per la regia di Serge Nicolai.

 

Ricordiamo, A Bergman Affair, al Teatro delle Passioni il il 2  marzo alle 19 e e il 3 marzo alle 17

INFO: www.viefestival.com/vie2019/

 

 

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