Fino al 7 aprile allo spazio BDC28 di Parma gli scatti della meravigliosa Tina Modotti

C‘è tempo fino a domenica 7 aprile per vedere la mostra “Tina” un progetto ideato da Reinhard Schultz della Galerie Bilderwelt di Berlino in collaborazione con il progetto Bonanni Del Rio Catalog e con il patrocinio del Comune di Parma allestita presso lo spazio BDC28, in borgo delle Colonne 28 a Parma a ingresso gratuito. 80 scatti illustrano la ricerca fotografica di Tina Modotti dagli inizi del suo breve percorso intorno agli anni ’20 del secolo scorso, in un Messico ricco di fermenti artistici e sociali, fino alle ultime foto scattate a Berlino nel 1930. Chiude la mostra l’omaggio all’artista di tre giovani fotografe parmigiane. Il nuovo catalogo realizzato per la mostra contiene tutte le fotografie in esposizione e i contributi “Tina Modotti: il mondo come geometria e lunga durata” di Gloria Bianchino e “I fuochi, le ombre, i silenzi” di Pino Cacucci.
Tina Modotti, nata ad Udine nel 1896, ha avuto una vita affascinante ed incredibilmente intensa: emigrata a 17 anni a San Francisco alla ricerca di migliori condizioni di vita, mostra fin da subito un profondo interesse per il teatro e l’arte. Attrice a Hollywood nei primi anni ’20, si sente un po’ stretta in questo ruolo; frequentando i più influenti circoli artistici dell’epoca, conosce il fotografo Edward Weston e ne diventa allieva e amante.

Si sposta in Messico, attratta dalla prodigiosa vitalità di questo paese, e qui fiorisce come donna e come artista: frequenta i pittori muralisti Rivera, Siqueiros e Orozco, i poeti estridentisti e gli intellettuali che qui confluivano da ogni parte del mondo, si dedica alla fotografia e collabora con alcune riviste. La sua sensibilità verso tematiche sociali fa sì che alla sua passione per l’arte si affianchi ben presto quella per la politica: coinvolta nei movimenti rivoluzionari dell’epoca, scrive e traduce per il Machete, l’organo di stampa del partito comunista messicano, fotografa le umili condizioni di vita dei lavoratori e realizza reportage per le manifestazioni anti-imperialiste che animavano la scena internazionale in quegli anni.

Espulsa dal Messico per la sua attività rivoluzionaria all’inizio del 1930, si trasferisce a Berlino e poi a Mosca, dove abbandona la sua attività di fotografa per dedicarsi completamente alla militanza politica. Membro del partito comunista sovietico, ha lavorato per il Soccorso Rosso Internazionale in Russia, a Parigi, in Spagna durante la guerra civile; nel 1939, profuga dopo la caduta della repubblica spagnola, torna in Messico e qui si spegne nel 1942.

Sulla sua tomba i versi dell’amico Pablo Neruda.

Tina Modotti scatta fotografie per 7 anni, dal 1923 al 1930, quasi sempre in Messico (ad eccezione dei mesi a Berlino); dapprima con una piccola Corona, poi con la Graflex uguale a quella del suo “maestro”. La maggior parte dei suoi primi lavori è riconducibile alla tecnica dello still life: fiori, piante, architetture dalle geometrie armoniose rivelano un senso della composizione e della ricerca della luce non comuni. La sua arte riflette tuttavia ben presto la sua sensibilità sociale, ed il suo impegno a favore dei deboli: alla limpidezza formale Tina affianca un messaggio teso a rappresentare, e poi anche a trasformare, il contesto sociale, culturale e politico messicano: così ad esempio i burattini di Lou Bunin coniugano il raffinato uso del chiaro-scuro con la metafora del potere che manovra; le mani dei lavoratori sono un’immagine potente nella loro semplicità, ma evocano anche la forza del popolo. In una fase successiva vediamo prevalere nella sua ricerca artistica l’elemento umano: i contadini, i bambini, le donne di Tehuantepec: persone fiere, rappresentate spesso al lavoro. E infine le foto “politiche”, quelle del movimento rivoluzionario e delle sue icone.

Orario di visita: il venerdì, sabato e domenica dalle 16 alle 20