Venerdì 24 maggio alle 18 dietro la stazione dei treni (Piazzale della Stazione ferroviaria – Porta Nord), dove qualche mese fa hanno sistemato un’opera d’arte (Le pietre per parlare) si troveranno tutti. Tutti sono gli uomini e le donne e i bambini che hanno condiviso un progetto di partecipazione attiva per capire “dove vogliamo portare la nostra città” come recita il sottotitolo del progetto. Venerdì 24 i protagonisti di questo lavorìo artistico si esibiscono come lettori, cantanti e musicisti.
Una cosa inedita, mai sperimentata prima, cominciata a novembre nello studio dell’artista Andrea Capucci (una sessantina di persone) e riproposta a febbraio nel capannone industriale dell’associazione Rosso Tiepido, trasformato in galleria d’arte (un centinaio di persone attorno ai tavoli). In entrambe le occasioni erano invitati il sindaco Giancarlo Muzzarelli e l’assessore alla cultura Gianpietro Cavazza. Quello del 24 è dunque il terzo appuntamento di Chiamata alle Arti, dove si provano linguaggi nuovi di partecipazione, tra racconti memorie, idee per la città, chitarre e un coro con tromba.
Quelli che si sono lanciati in questa avventura un po’ matta e un po’ geniale, hanno parlato per ore, scritto idee per la città futura (sulle tovaglie), registrato video, inventato narrazioni, composto canzoni, impaginato versi. L’idea che lega queste persone, le più diverse per età e provenienza, è l’arte. Anche quella dei non professionisti, dei giovani talenti nascosti, di chi la fa per passare il tempo, di chi la fruisce e di chi la produce. I temi più sentiti, in questo viaggio ludico e artistico dedicato alla città sono: la cultura, l’ambiente, l’integrazione, la partecipazione e la politica di genere che tenga conto che la città è fatta di uomini e di donne e non è neutra. E che una Modena più femminile farebbe bene a tutti.
“Pensiamo che l’arte e la cultura possano portare un contributo speciale alla vita e alla politica di Modena – scrivono gli organizzatori.- Lo pensiamo perché ogni forma di arte nasce dalla visione. Immaginiamo una città, e così come l’abbiamo immaginata così vogliamo contribuire a realizzarla. E ancora – Pensiamo all’arte come alternativa al vuoto arrogante di questo presente, come pensiero impegnativo e di qualità, come ricerca di senso. Pensiamo all’arte come stimolo alla relazione, come gradevolezza estetica e contributo sociale. La nostra è una città che nasconde talenti (soprattutto tra i giovani). Chiamiamoli fuori. Chiamiamoli alle arti”. Insomma un esperimento. Se funziona si può replicare.