Ultimo appuntamento per la rassegna Modena Danza 2019 del Teatro Comunale Pavarotti, improntata come di consueto sulla varietà e sulla novità di proposte, generi e stili, che provengono da un ampio panorama internazionale.
giovedì 23 maggio 2019 20:30
BEJART BALLET LAUSANNE
Syncope / Brel et Barbara
Syncope
Coreografia Gil Roman
Musiche Citypercussion – Thierry Hochstätter & jB Meier
Fryderyk Chopin
Creazione costumi Henri Davila
Creazione luci Dominique Roman
Scene Teatre Auditori, Sant Cugat
Brel et Barbara
Coreografia Maurice Béjart
Musiche Jacques Brel e Barbara
Creazione costumi Jean-Paul Knott
Creazione luci Dominique Roman
Dall’anno della sua fondazione nel 1987, il Béjart Ballet Lausanne è un punto di riferimento nel mondo della danza. Designato successore da Maurice Béjart, Gil Roman dirige la compagnia e preserva l’eccellenza artistica dalla scomparsa del fondatore nel 2007. Coreografo dalla ventennale carriera, Roman fa rivivere l’opera di Maurice Béjart e nutre il repertorio della compagnia con numerose creazioni. Interessato a un teatro totale e multidi-sciplinare, la popolarità internazionale di Maurice Béjart è legata anche alla capacità di trattare con sincerità temi e figure attuali.
È con un’intervista storica di Jacques Brel e Barbara che inizia lo spettacolo che Béjart dedicò, nel 2001, a questi due mostri sacri della canzone francese. Un omaggio e una riflessione sui suoi autori e poeti ma anche un lavoro sull’incontro di due personaggi ai quali il coreografo fu vicino. Barbara in particolare era stata per Béjart una sorella, l’amica di una vita.
Syncope è una coreografia del 2010; una riflessione fisica e metafisica su un termine dal duplice significato: “In musica, – racconta Gil Roman – la sincope è un ritmo fuori tempo. In medicina, si intende l’arresto o il rallentamento delle pulsazioni cardiache. Cinque, dieci secondi di perdita di coscienza nei quali il cervello può solo immaginare, inventare o rivivere, senza limiti. Sono ricordi o immaginazione? Memoria o creazione? Dove eravamo quando non eravamo ancora qui?”.