Mia madre, cresciuta tra le mura di un collegio, alimentava nel cuore una forte tensione verso la libertà. Una tensione che da adolescente dava forma ai suoi tanti sogni ad occhi aperti e alle novelle che copiose uscivano dalla sua penna e che, successivamente ha trovato alimento nel grande mondo della letteratura, che le suore per anni le avevano precluso.
E Jack London era uno dei suoi autori preferiti.
Quando ho saputo che Pietro Marcello aveva cominciato a lavorare su Martin Eden, sono rimasta folgorata. Solo l’anno prima in California, ero stata a visitare la grande tenuta agricola ora historical state park, che Jack London ha realizzato a partire dal 1905, dove ha lavorato e dove è morto. Dopo una vita avventurosa, aveva voglia di un posto tranquillo dove scrivere e dove mettere in atto un progetto agricolo di stampo socialista. Ho visto la casa in mattoni, con soluzioni molto innovative per l’epoca che purtroppo andò a fuoco poco prima che l’autore vi andasse a vivere, ho visitato la vecchia casa, quella che aveva diviso con l’ex moglie e le figlie Joan e Bessie e poi con la sua compagna di vita, Charmian, che dopo la prematura morte dell’autore, ha custodito tutto tale e quale: le stanze con i suoi libri, i suoi appunti, la sua macchina da scrivere. Quella visita mi ha fatto sentire molto vicina a London e una volta tornata, ho recuperato dalla libreria materna il gruzzoletto di libri anni ’50, ’60 e ’70, un po’ tutta la sua produzione, di cui non avevo letto alcuni romanzi e novelle.
La notizia quindi, giusto pochi mesi dopo, che Pietro avrebbe lavorato proprio su Jack London mi è sembrato quasi un segno del destino. E il mio primo pensiero è stato che ne sarebbe uscita una grande cosa: da due geni creativi, quello di Pietro e quello di Jack (senza tralasciare il genio di Maurizio Braucci), non poteva che nascere una “meraviglia”. Ho letto le sceneggiature e provato a immaginarmi questo lavoro molto difficile: trasportare in Italia, personaggi e atmosfere molto americane.
Il film non l’ho ancora visto, sarò a Venezia lunedì sera, il 2, per la prima. Ma so già che non poteva esserci miglior regista di Pietro Marcello per lavorare su un autore come Jack London, perché i due si assomigliano molto, nell’anima, nello spirito e di certo nei valori: una forte moralità e un profondo senso di giustizia sociale da perseguire senza mai scendere a compromessi. E la chiave di lettura di Martin Eden, sta proprio qui.