Mantenere viva la memoria, questo è il nostro compito. E tra gli eventi che l’Italia e i modenesi non possono dimenticare c’è il 9 gennaio 1950 il tragico giorno dell’eccidio di Modena, l’uccisione da parte della polizia degli operai che scioperavano per la riapertura delle Fonderie, la storica fabbrica modenese. Sei manifestanti uccisi deliberatamente e 200 feriti, questo il drammatico esito di quella carica della Polizia, che non si esaurì fuori dalla fabbrica.
Una pagina oscura della neonata democrazia, che evidenzia la sproporzione tra la brutale repressione della polizia, sostenuta da alcuni industriali modenesi e le rivendicazioni del sindacato e dei lavoratori per il diritto alla libertà sindacale, la difesa delle Commissioni interne e del cottimo collettivo, il controllo del collocamento per ridurre la forte disoccupazione degli anni postbellici. Anche con il sacrificio di quelle vite umane e con quella dura stagione di lotte per i diritti dei lavoratori e delle lavoratrici, si avviò il difficile cammino della costruzione della democrazia industriale e del civile convivere democratico nella nostra provincia.
9 gennaio 2020. Sono passati settant’anni da quella data e la città vuole ricordare, vuole celebrare e commemorare quelle morti. E lo fa innanzitutto con una mostra, ricca di documenti storici anche inediti e contributi importanti come quelli del pittore Andrea Chiesi che in più occasioni ha messo le ex Fonderie al centro del suo lavoro. Si intitola 9 gennaio. L’eccidio di Modena, è allestita nella Chiesa di San Nicolò ad Ago, ed è stata pensata e curata da Enrico Trebbi e Graziella Bertani, allestita mirabilmente da Fausto Ferri e realizzata dai Sindacati Cgil, Cisl e Uil.
“L’eccidio del 9 gennaio 1950 ha segnato in modo indelebile la storia recente di Modena – spiegano i curatori – La mostra, realizzata in occasione di questo 70esimo anniversario dell’eccidio, vuole offrire all’intera comunità un momento di riflessione profondo e allo stesso tempo intimo di quei tragici giorni, in cui Modena assistette attonita al vacillare della democrazia. Un percorso fatto di volti, emozioni, dolore, dignità, silenzi che rappresenta, meglio di qualsiasi parola, il patrimonio collettivo di un’intera città”.
La scelta del luogo, l’ex Ospedale Sant’Agostino ha un forte valore simbolico: in quelle sale vennero esposte le salme e furono ricoverati molti dei feriti; da Piazzale Sant’Agostino, antistante l’ex Ospedale, ebbe inizio il corteo funebre e dalla chiesa omonima, che affaccia sul largo, uscirono i feretri. L’allestimento ripercorre, attraverso un nutrito e per buona parte inedito apparato fotografico e documentale i giorni immediatamente precedenti quella data, la mattinata di quella giornata, i funerali che si svolsero partendo proprio dalla chiesa di Sant’Agostino, la manifestazione in occasione del trigesimo dell’eccidio e le commemorazioni di anni successivi.
All’interno delle sale della mostra sono riprodotti, inoltre, pagine e articoli di giornali d’epoca, il filmato dei funerali realizzato dal regista Carlo Lizzani ed un importante documento video contenente interviste ai congiunti dei caduti.
Modena non vuole dimenticare.
Chiesa di San Nicolò- Ago – ingresso da Viale Berengario 20
9 gennaio 2020 – 8 marzo 2020
Ingresso gratuito
La mostra è aperta:
mer, gio, ven: 15.00 – 18.00
sab, dom: 10.00 – 13.00 e 15.00 – 18.00
T. +39 059 4270657
Consigliamo la visione di questo interessante video realizzato dalla SpiCgil